Indice
- 1 Quando conviene davvero utilizzare una pittura silossanica
- 2 Differenze operative rispetto ad acriliche e pitture ai silicati
- 3 Il supporto ideale e la preparazione che fa la differenza
- 4 Primer e fondi: perché non sono un optional
- 5 Condizioni climatiche: la finestra giusta per applicare
- 6 Come diluire e con quali strumenti applicare
- 7 Spessori, consumi e numero di mani
- 8 Protezione contro alghe, muffe e sporco
- 9 Colori, leganti e stabilità alla luce
- 10 Compatibilità e casi in cui evitare la silossanica
- 11 Manutenzione e pulizia della facciata nel tempo
- 12 Costi e sostenibilità
- 13 Errori comuni da evitare
- 14 Come scegliere la pittura giusta all’interno della famiglia silossanica
La pittura silossanica è un rivestimento a base di resine silossaniche, una famiglia di polimeri organo-silicei che combina la parte “minerale” del silicio con catene organiche. Questa struttura dona al film caratteristiche difficili da trovare tutte insieme in altre pitture da esterno: forte idrorepellenza superficiale, elevata traspirabilità al vapore, buona resistenza ai raggi UV e un comportamento molto stabile agli sbalzi termoigrometrici. A differenza delle pitture acriliche, che sono più “chiuse” e trattengono maggiormente l’umidità residua del supporto, e delle pitture ai silicati, che legano chimicamente con i supporti minerali ma sono più rigide e sensibili a certi inquinanti, le silossaniche offrono un equilibrio tra elasticità e microporosità. Per questa ragione sono spesso la scelta di riferimento per facciate esposte agli agenti atmosferici, per edifici in zone marine o di montagna e per supporti minerali storici che necessitano di lasciare “respirare” la muratura.
Quando conviene davvero utilizzare una pittura silossanica
La pittura silossanica dà il meglio di sé all’esterno, su facciate esposte alla pioggia battente, alla nebbia salmastra o a forti escursioni termiche tra giorno e notte. È indicata quando il supporto è un intonaco minerale a base di calce, cemento o calce idraulica naturale, quando l’edificio mostra segni di umidità di risalita attenuata o quando si desidera massimizzare la capacità di smaltire vapore acqueo verso l’esterno senza bagnarsi alla pioggia. In contesti storici e in centri urbani con inquinamento, la sua bassa ritenzione di sporco e la resistenza ai raggi UV mantengono l’aspetto più a lungo rispetto a cicli puramente acrilici. È una buona scelta anche per cappotti termici minerali, dove si vuole evitare di imprigionare l’umidità residua nell’isolante, e per facciate che hanno già sofferto di blistering o distacchi dovuti a film troppo chiusi. In interni si usa raramente, non tanto per limiti chimici, quanto perché le sue proprietà sono sovradimensionate rispetto alle esigenze di ambienti domestici e il costo non è giustificato se non in locali molto umidi o su pareti perimetrali soggette a condense.
Differenze operative rispetto ad acriliche e pitture ai silicati
Le acriliche sono tolleranti, economiche e facili da ritoccare, ma sono meno traspiranti e tendono a rilassarsi in presenza di umidità prolungata; le pitture ai silicati reagiscono con il supporto minerale e diventano parte della matrice, ma richiedono un fondo idoneo, hanno una finestra climatica più stretta e sono più sensibili alla CO₂ e ai sali solubili. La silossanica, pur legandosi meccanicamente e fisicamente, non ha bisogno della reazione di silicatizzazione, è più elastica, sopporta meglio leggerissime microfessure di ritiro e possiede un angolo di contatto con l’acqua molto alto: la goccia scivola senza bagnare il film. Questo si traduce in murature che asciugano più rapidamente dopo la pioggia, in minore attacco biologico e in minore stress sulla vernice dovuto ai cicli bagnato/asciutto.
Il supporto ideale e la preparazione che fa la differenza
Come tutte le pitture, anche la silossanica esprime il proprio potenziale se il supporto è sano, coerente e privo di contaminanti. L’intonaco nuovo deve essere stagionato; un riferimento ragionevole è attendere almeno quattro settimane in condizioni standard, più a lungo se gli spessori sono importanti o se il clima è umido e freddo. Vecchie pitture incoerenti, sfarinanti o con scarsa adesione vanno rimosse; quelle ben ancorate ma leggermente polverose si consolidano con un primer silossanico o con un fissativo specifico a base di resine compatibili. Efflorescenze saline, depositi di polvere cementizia e oli disarmanti sono nemici dell’adesione: la pulizia con idropulitrice a pressione controllata e la neutralizzazione dei sali con cicli appropriati evitano distacchi precoci. Le cavillature da ritiro si trattano con stucchi elastomerici compatibili, mentre crepe strutturali vanno risolte a monte, perché nessuna pittura potrà contenerne gli effetti a lungo.
Primer e fondi: perché non sono un optional
Molte pitture silossaniche danno il meglio se precedute da un fondo uniformante o da un primer silossanico. Questi prodotti preparano la superficie, riducono l’assorbenza differenziata, migliorano l’ancoraggio e aiutano a ottenere una colorazione uniforme senza “nuvole” dovute a differenze di assorbimento. Su intonaci molto alcalini o nuovi, il primer attenua lo stress chimico sul film; su vecchie pitture minerali o su supporti leggermente sfarinanti un fissativo penetra e compatta. Scegliere un fondo della stessa linea riduce il rischio di incompatibilità; l’uso di primer acrilici universali su cicli silossanici riduce parzialmente la traspirabilità e vanifica uno dei vantaggi principali del sistema.
Condizioni climatiche: la finestra giusta per applicare
L’applicazione della pittura silossanica richiede temperature del supporto e dell’aria generalmente comprese tra 5 e 30 °C e un’umidità relativa non eccessiva. Lavorare sotto sole diretto, vento forte o su pareti surriscaldate accelera l’evaporazione, riduce il tempo di bagnamento e può generare mancanza di adesione o differenze di tono. Al contrario, applicare con nebbia o su supporti freddi a ridosso del punto di rugiada favorisce sbiancamenti, lucidature o colature. La pioggia nelle 12–24 ore successive è da evitare: anche se il film è idrorepellente a maturazione completa, nelle prime ore l’acqua può lavare via il legante superficiale o macchiare. Pianificare le facciate in funzione dell’esposizione solare e del meteo è parte del lavoro: salire al mattino sul lato ovest e passare al lato est al pomeriggio spesso è più efficace che combattere il sole.
Come diluire e con quali strumenti applicare
Le pitture silossaniche a base acqua si diluiscono con acqua pulita secondo le indicazioni del produttore, che tipicamente prevedono una prima mano leggermente più diluita per favorire bagnamento e una seconda mano meno diluita per costruire spessore e protezione. Una diluizione eccessiva impoverisce il film e ne riduce la resistenza; una troppo bassa può lasciare segni di rullo e ridurre la traspirabilità per mancanza di corretta reticolazione superficiale. Pennello e rullo sono gli strumenti più usati; il rullo a pelo medio-lungo in microfibra garantisce portata e uniformità su intonaci ruvidi, mentre il pennello serve per dettagli, spigoli e giunti. La spruzzatura airless è frequente nei cantieri grandi perché permette di depositare in modo uniforme e veloce; richiede però un’opportuna mascheratura, una stesura a incrocio e un ripasso a rullo per “aprire” il film e assicurare adesione meccanica sul profilo del supporto.
Spessori, consumi e numero di mani
Le pitture silossaniche non sono intonachini, ma rivestimenti sottili. Lo spessore finale di un ciclo standard a due mani è dell’ordine di poche decine di micron, sufficiente a creare una barriera idrorepellente mantenendo i pori per la traspirazione. Il consumo dipende dalla ruvidità del supporto e dalla diluizione, ma una stima orientativa è tra 120 e 180 g/m² per mano su intonaci civili, con salite fino a 250 g/m² su superfici molto rugose. Forzare la mano unica “carica” per risparmiare passaggi è una falsa economia: il rischio di colature e di film disomogeneo è alto, e la traspirabilità ne risente. Due mani piene a distanza di 6–24 ore, secondo temperatura e umidità, costruiscono un film omogeneo, continuo e bilanciato.
Protezione contro alghe, muffe e sporco
Le facciate umide e poco soleggiate, specialmente a nord o in contesti verdi, sono esposte ad alghe e muffe. Le pitture silossaniche, per loro natura idrorepellenti, asciugano più in fretta e riducono il tempo di bagnato, che è condizione favorevole alla colonizzazione. Molti prodotti includono additivi filmoprotettivi a lento rilascio contro alghe e funghi; la protezione non è eterna, ma rallenta nettamente il fenomeno. Prima dell’applicazione, se il supporto è già contaminato, è indispensabile un lavaggio con biocida e la rimozione meccanica dei residui; applicare sopra la contaminazione “incapsula” il problema senza risolverlo. Anche la progettazione della facciata conta: gocciolatoi efficienti, assenza di ristagni e adeguato sormonto tra cornici e intonaco riducono gli aloni e i run-off sporchi.
Colori, leganti e stabilità alla luce
Il legante silossanico resiste bene alla luce e alla pioggia, ma la stabilità cromatica dipende soprattutto dai pigmenti. Tonalità intense e organiche sono più sensibili al viraggio; bianchi, grigi e terre naturali hanno migliori solidità alla luce. In facciata è prudente preferire tinte con indice di riflessione luminosa sufficiente a non surriscaldare il supporto, soprattutto su cappotti; colori molto scuri assorbono calore e aumentano le dilatazioni, stressando giunti e film. Alcuni produttori formulano versioni “cool pigment” per tinte scure su facciate coibentate; chiedere questa opzione quando si desiderano colori intensi è un modo per conciliare estetica e performance.
Compatibilità e casi in cui evitare la silossanica
Le pitture silossaniche hanno la massima compatibilità con supporti minerali e con vecchie pitture silossaniche o ai silicati ben ancorate. Possono essere applicate su acriliche coese, ma il sistema complessivo risulterà meno traspirante del potenziale; in questi casi il vantaggio principale sarà l’idrorepellenza. In presenza di umidità di risalita non sanata, la pittura non risolve la causa: l’acqua continuerà a risalire per capillarità e i sali spingeranno verso il distacco. In tali situazioni occorre prima realizzare un deumidificante o una barriera chimica e solo dopo scegliere il ciclo pittorico. Su superfici metalliche, plastiche o legno, salvo primer dedicati, la silossanica non ha senso: esistono cicli specifici più adeguati. Anche su vecchie superfici fortemente oliate o contaminate da siliconi la bagnabilità può essere scarsa; in questi casi la preparazione meccanica e chimica è obbligatoria.
Manutenzione e pulizia della facciata nel tempo
Una facciata dipinta con silossanica richiede manutenzione meno frequente, ma non è esente da cure. Un lavaggio a bassa pressione con acqua e detergenti neutri ogni alcuni anni rimuove depositi, polveri e colonie incipienti, preservando il colore. Evitare idropulitrici aggressive o ugelli rotanti che possono erodere lo strato. In caso di piccoli graffiti, alcuni prodotti offrono maggiore resistenza e consentono la rimozione con detergenti specifici; chiedere questa caratteristica prima dell’acquisto se l’area è a rischio vandalismi. I ritocchi puntuali si effettuano facilmente mantenendo lo stesso lotto o, se non disponibile, rifacendo intere porzioni di facciata per evitare differenze di tono dovute all’invecchiamento naturale.
Costi e sostenibilità
Le pitture silossaniche costano in media più delle acriliche standard, ma la loro durabilità più lunga, la minore necessità di manutenzione e la migliore protezione del supporto riducono il costo totale nel ciclo di vita. Molti prodotti all’acqua hanno bassi contenuti di VOC rispetto ai solventi tradizionali e apportano benefici ambientali legati al minor numero di riverniciature. La scelta di un sistema completo — primer, pittura, eventuale finitura protettiva — sotto un unico marchio semplifica responsabilità e garanzie. È utile dialogare con il produttore per ottenere schede tecniche e, se necessario, un supporto per la specifica in capitolato: un ciclo ben progettato evita riprese ravvicinate che, oltre a costare, impattano sull’ambiente.
Errori comuni da evitare
L’errore più frequente è trattare la silossanica come una normale acrilica: applicarla su supporti bagnati, non rimuovere efflorescenze, saltare il primer uniformante e lavorare a temperature estreme. Un altro errore è diluire “a occhio” oltre i limiti, nel tentativo di far scorrere meglio su intonaci ruvidi: si ottiene un film povero che perde idrorepellenza e resistenza. Anche usare rulli troppo corti su supporti ruvidi crea mancanze e richiede passaggi eccessivi, con rischio di aloni. In façade, ignorare il meteo è un classico: la pioggia improvvisa entro poche ore dall’applicazione può lasciare scie e “lacrime” difficili da correggere senza riprendere grandi aree. La fretta di chiudere una mano unica “carica” porta spesso a colature; meglio due mani piene che una sola troppo spessa.
Come scegliere la pittura giusta all’interno della famiglia silossanica
Non tutte le silossaniche sono uguali: esistono versioni più orientate all’idrorepellenza estrema, altre più al riempimento delle microcavillature, altre ancora specifiche per cappotti. Valuta la traspirabilità dichiarata (valore Sd basso significa maggiore permeabilità al vapore), l’assorbimento d’acqua (valore w basso indica migliore idrorepellenza), la resistenza allo sporco e la presenza di additivi filmoprotettivi. Se il supporto presenta microfessure, una versione elastomerica silossanica può accompagnare i movimenti senza fessurare; se la facciata è perfettamente sana e liscia, una finitura più “tesa” e liscia respingerà meglio lo sporco. La scelta del colore, oltre all’estetica, tenga conto dell’esposizione: tonalità chiarissime attenuano la dilatazione, tonalità scure richiedono prodotti e pigmenti adatti.